Notule

 

 

(A cura di LORENZO L. BORGIA & ROBERTO COLONNA)

 

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XXII – 22 novembre 2025.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: BREVI INFORMAZIONI]

 

Realizzato il tatto artificiale: VoxeLite si applica ai polpastrelli e pesa meno di 1g. Ingegneri della Northwestern University hanno realizzato il primo dispositivo aptico della storia[1],  denominato VoxeLite: costituito da una pellicola di latex ultrasottile, flessibile e aderente, che si applica alle estremità delle dita e contiene dei “pixels of touch”, ossia microelementi elettroadesivi ad alta densità, è in grado di assicurare una percezione tattile epicritica con risoluzione spaziale e temporale paragonabile a quella naturale umana. Aderisce perfettamente al polpastrello come un cerotto ultrasottile e ultraleggero, pesando meno di un grammo, e continua come una pellicola che ferma il dispositivo sul dorso delle falangi, ma non occlude la sensibilità tattile sottostante. Dunque, la risposta recettoriale somatosensitiva può integrare quella artificiale.

I nodi recettoriali artificiali, disposti su 6 file parallele, sono controllati singolarmente e possono muoversi 800 volte al secondo, coprendo gran parte della gamma di frequenze dei nostri recettori cutanei del tatto. VoxeLite si integra perfettamente con i dispositivi di VR (Realtà Virtuale), arricchendo e approfondendo l’esperienza, esalta le interfacce digitali e i controlli robotici con sensazioni tattili di alta fedeltà. [Cfr. Science Advances – AOP doi: 10.1126/sciadv.adz5937, 19 November 2025].

 

Disturbi dello spettro dell’autismo (ASD): SCN2A alla base della rigidità cognitiva. SCN2A è uno dei più forti fattori di rischio genetico per i disturbi pervasivi dello sviluppo neuroevolutivo tipo ASD. Alex C. Kwan, Hao Wu e colleghi hanno scoperto in topi con difetto di Scn2a un’evidente riduzione dell’integrazione dei segnali dendritici. Da un punto di vista comportamentale, questi topi hanno rivelato rigidità cognitiva ai compiti sperimentali. I risultati di questo studio indicano nel difetto integrativo della segnalazione dendritica una nuova base per la mancanza di flessibilità negli affetti da ASD. [Cfr. PNAS USA 122 (47) e2508836122, 2025].

 

Scoperto come un nanoporo batterico può imitare il cervello nell’apprendimento. Ricercatori della Scuola Politecnica Federale di Losanna hanno rivelato il mistero per cui alcuni nanopori biologici a volte si comportano in modo imprevedibile e sorprendente. Sperimentando su una versione ingegnerizzata del nanoporo batterico aerolisina, hanno scoperto come due processi essenziali nella fisiologia del nanoporo (rectification e gating) hanno origine dalle cariche elettriche interne del poro nella loro interazione con gli ioni che lo attraversano. Il team ha quindi realizzato artificialmente nanopori che, su questa base, mostrano una capacità simile a quella di un cervello in apprendimenti schematici. Si ritiene che la scoperta consentirà di realizzare nanopori per applicazioni nel campo della computazione di ispirazione biologica e dei processori a base ionica. [Cfr. Nature Nanotechnology – AOP doi: 10.1038/s41565-025-02052-6, 2025].

 

Nella LIP la base neurale della deliberazione concorrente verso una scelta decisionale. La certezza decisionale ha un ruolo nel comportamento flessibile, in importanti processi cognitivi e meta-cognitivi, ma i meccanismi neurali che costituiscono la sua base cerebrale finora non sono stati stabiliti. Miguel Vivar-Lazo e Christopher R. Fetsch hanno condotto uno studio su primati non-umani e, studiando l’attività dei neuroni dell’area intraparietale laterale (LIP) che riflettevano la covarianza di segnali di scelta e di certezza, hanno concluso che il cervello dei primati può elaborare una singola sequenza di evidenze in funzione di due diversi scopi computazionali simultaneamente. Su questa base suggeriscono che i processi della LIP costituiscano la base della certezza decisionale. [Cfr. Nature Neuroscience – AOP doi: 10.1038/s41593-025-02116-9, November 18, 2025].

 

Come il piombo per oltre 2 milioni di anni ha favorito l’evoluzione del cervello umano. Il piombo, metallo che associamo ai danni per la salute prodotti dall’inquinamento industriale, per oltre due milioni di anni è stato assorbito dall’ambiente dai nostri progenitori ancestrali, sorprendentemente determinando un effetto positivo sull’evoluzione neurogenetica di processi cerebrali distintivi delle facoltà cognitivo-comunicative umane. Un team internazionale pluridisciplinare ha studiato le bande di piombo in smalto e dentina di 51 denti fossili, mettendo a confronto Australopithecus africanus, Paranthropus robustus, Neanderthal, Homo e Homo sapiens.

Le tracce hanno rivelato un’esposizione intermittente al piombo nel corso di più di 2 milioni di anni, che ha dato luogo alle bande formatesi nell’infanzia per assunzione del metallo tossico dall’acqua, dal suolo e/o dall’aria, verosimilmente presente per attività vulcanica. La fase chiave dello studio è consistita nell’analizzare come il piombo abbia interagito con NOVA1, un gene cruciale nell’evoluzione umana e fondamentale nello sviluppo cerebrale. Si conosceva la differenza tra la versione umana moderna di NOVA1 e la versione di Neanderthal, ma finora non si conosceva l’elemento di pressione selettiva che aveva indotto l’affermarsi di questo regolatore dell’espressione genica nelle specie Homo parallele a quella di Neanderthal.

Gli organoidi cerebrali portatori di NOVA1 nella variante Neanderthal mostravano gravi perturbazioni nei neuroni del cervello esprimenti FOXP2, un regolatore dell’espressione genica essenziale tanto per la cognizione linguistica quanto per l’articolazione motoria corretta e fluente della parola umana. NOVA1 sviluppato negli ominidi protoumani sotto la pressione del piombo ha dato luogo alla versione di questo gene conservata nella linea evolutiva fino a Homo sapiens, con un FOXP2 in grado di regolare migliaia di altri geni in modo da consentire i processi cerebrali del pensiero e della comunicazione umana. Quindi, il nostro NOVA1, che si è originariamente sviluppato come gene resistente ai danni del piombo, è diventato il protagonista neurogenetico di una parte di cruciale importanza nell’evoluzione della nostra specie. [Cfr. Science Advances – AOP doi: 10.1126/sciadv.adr1524, 2025].

 

Orca filmata mentre gira uno squalo bianco sul dorso con una tecnica che lo paralizza. Le orche (Orcinus orca) del Golfo della California, già venute agli onori della cronaca l’anno scorso, ritornano a polarizzare l’attenzione degli studiosi e del grande pubblico attaccando squali bianchi con una tecnica interessante per i neuroscienziati quale sofisticato comportamento appreso. In particolare, Jesus Erick Higuera Rivas ha registrato il video di un’orca che gira sottosopra un giovane squalo bianco, inducendogli una “immobilità tonica”, ossia forzando un temporaneo stato di impotenza motoria, paragonata dagli autori dello studio a una paralisi o a uno stato di trance, che le ha consentito di estrarre dal ventre dello squalo il fegato, ricco di molecole e oligoelementi di alto valore nutrizionale. [Fonte: Frontiers in Marine Science – AOP doi: 10.3389/fmars.2025.1667683, November, 2025].

 

Scoperto un secondo modo di ruggire dei leoni e nuovi elementi sulle loro espressioni vocali. Impiegando registrazioni sul campo ed elaborazione mediante tecniche di machine learning, così da realizzare un monitoraggio bioacustico usato per altri animali ma mai tentato con questi felini, Growcott e colleghi hanno scoperto che, oltre al ruggito a piena gola, più o meno alto nel volume, i leoni (Panthera leo) esprimono un’altra forma di vocalizzazione, definita dai ricercatori “intermedia” e caratterizzata soprattutto da una tonalità più bassa (in senso musicale) e dalla breve durata. Analizzando e scomponendo i ruggiti nelle parti costituenti sono emerse configurazioni di spettro che possono avere distinti ruoli comunicativi. Sicuramente questo studio segna l’inizio di una ricerca che cambierà del tutto le nozioni correnti sul valore di segnale e l’uso delle produzioni vocali dei leoni. [Fonte: Evolution and Ecology Vol. 15 – AOP doi: 10.1002/ece3.72474, November 20, 2025].

 

Discussione sulle rotte non canoniche di scambio di Ca2+ e altre molecole tra neuroni. In un incontro della società Nazionale di Neuroscienze BM&L-Italia si è discusso circa il rilievo e l’impatto sulla ricerca e sull’attuale concezione delle dinamiche funzionali tra circuiti e reti encefaliche della scoperta della rete di nanotubi inter-dendritici. Nelle nostre “Notule” del 25 ottobre abbiamo dato per la prima volta notizia di questa scoperta (Note e Notizie 25-10-25 Notule: Scoperto un nuovo mezzo di comunicazione tra neuroni: un ponte tra dendriti) – dopo aver attentamente valutato il lavoro di Minhyeok Chang e colleghi che, grazie alla microscopia elettronica in super-risoluzione su tessuto cerebrale di topo, hanno scoperto l’esistenza di nanotubi dendritici che costituiscono un ponte fra i neuroni piramidali della corteccia visiva primaria, verificando in coltura la capacità di questi tragitti sub-microscopici di formarsi dinamicamente con una struttura interna unica e dare luogo al passaggio dei cationi bivalenti di Ca2+. La settimana successiva, Lorenzo L. Borgia ha presentato più dettagliatamente la scoperta (Note e Notizie 01-11-25 La scoperta della rete nanotubulare dendritica), facendo riferimento ai dati che avevano in precedenza dimostrato l’esistenza di rotte non canoniche di comunicazione interneuronica lungo le quali si aveva il passaggio di Ca2+ ed altri ioni, peptidi β-amiloidi e interi organuli citoplasmatici come i mitocondri, e agli elementi diacritici che consentono di distinguere queste formazioni dalle altre strutture biologiche conosciute. In questo incontro si è analizzata in dettaglio, alla luce delle conoscenze citologiche e dell’esperienza nelle osservazioni microscopiche dei partecipanti, le ragioni di tanto ritardo nell’accorgersi dell’esistenza di questi tragitti. L’accento è stato posto sulla natura dinamica dei nanotubi che, nel gioco tra il formarsi e lo scomparire associato alle dimensioni al limite dell’attualmente distinguibile, possono essere sfuggiti a tutte le osservazioni precedenti.

L’obiezione principale a questa tesi è consistita nel sottolineare il fatto che, non essendo la comparsa isolata, episodica e sporadica, ma tale da consentire la stabile presenza di un sistema ramificato di comunicazione multipla fra neuroni, il fattore decisivo all’origine del mancato rilievo deve essere stato la dimensione discriminabile solo con gli attuali ingrandimenti di super-risoluzione.

Il passaggio di peptidi amiloidi (βA) di oltre 42-43 aminoacidi, che sicuramente costituisce un fattore nella diffusione di molecole patologiche nella fisiopatologia della malattia di Alzheimer, ha portato a discutere la possibilità che l’impegno della rete dendritica costituisca una via privilegiata per il passaggio di molte proteine patologiche, quali quelle che caratterizzano la maggior parte delle malattie neurodegenerative, e delle proteine prioniche, importanti non solo nelle forme neuropatologiche umane equivalenti dell’encefalopatia spongiforme bovina, ma anche in altri processi, come quelli di memoria. [BM&L-Italia, novembre 2025].

 

Notule

BM&L-22 novembre 2025

www.brainmindlife.org

 

 

 

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[1] I sensori aptici sviluppati in precedenza non potevano paragonarsi nemmeno lontanamente al tatto umano; pertanto possono essere considerati dei “precursori tecnologici”, ma appartenenti a un genere differente.